La mia avventura con la radio è iniziata molto presto perché avevo
appena compiuto tredici anni quando una domenica pomeriggio mio padre
mi accompagnò a far visita a Raimondo, un suo ex commilitone che era
un appassionato radioamatore e che all'epoca (fine anni '50) operava con
il nominativo I1TI.
Mi ricordo una lunga stanza con un altrettanto lungo bancone
sovraccarico di meravigliose apparecchiature, tutte corredate di
innumerevoli manopole, quadranti e strumenti tutti illuminati da lucine.
Raimondo ci mostrò il suo laboratorio spiegando che quella era la
sua stazione radio, poi sintonizzò un ricevitore e ci fece
ascoltare le voci di altri radioamatori che stavano parlando in quel
momento.
L'uomo accese un altro apparato, fece uscire dall'altoparlante del
ricevitore dei fischi mentre smanettava sul trasmettitore, attese un momento
di pausa nel chiacchiericcio e parlò a sua volta in un microfono effettuando un
collegamento con un collega scambiando informazioni e saluti in un
linguaggio strano con tante sigle che inziavano per Q.
Devo aver avuto sul viso un'espressione particolare perché appena
terminato il collegamento il radioamatore mi fissò e mi chiese a
cosa stavo pensando. Io riuscii a vincere la timidezza e come
risposta domandai a mia volta se anch'io avrei potuto arrivare a
compiere una magia simile.
Raimondo sorrise e mi assicurò che quella non era assolutamente una magia,
mi disse che per riuscire a parlare con persone lontane bisognava imparare alcune
nozioni basilari, costruire un semplice
trasmettitore, modificare un po' una radio domestica per
ricevere i loro deboli segnali e installare un filo come antenna.
Mentre parlava l'uomo rovistò
in un cassetto e mi mise in mano un oggetto fatto in vetro e di
bachelite: <<Ecco, con questa potrai costruirti un trasmettitore.
Attento però a non farla cadere!...>>. Era una valvola 807, un tetrodo di
potenza a fascio della RCA con lo zoccolo a cinque piedini e la
placca collegata a un elettrodo sulla cima dell'involucro di vetro.
All'epoca solo pochi ricchi eletti potevano permettersi di
acquistare le apparecchiature radioamatoriali, quasi tutti i
radioamatori si auto costruivano gli apparati. Mio padre era un
orologiaio, un bravo artigiano e si rese subito conto del vivo
interesse che la visita di quella domenica aveva suscitato nel suo
allampanato figliolo tredicenne.
Il mio genitore conosceva altri due appassionati radioamatori, Ennio
e Danilo soprannominato "Pipa" perchè fumava continuamente la sua
pipa, e fu seguendo gli insegnamenti, gli schemi e i consigli
forniti dai due che alcuni mesi dopo iniziai a concretizzare il mio
sogno. Come suggeritomi, da un rottamaio mi ero procurato un paio di
vecchie radio dalle quali oltre a qualche valvola e lo chassis potei
recuperare un trasformatore d'alimentazione, due condensatori
variabili, vari zoccoli, bobine e molti altri componenti. Il filo di
rame rigido da 2 mm per la bobina dello stadio finale lo acquistai
dal ferramenta e uno dei radioamatori mi regalò un vecchio e grosso
microfono piezoelettrico.
Con l'aiuto di mio padre, di Ennio e di Danilo, dopo parecchio lavoro
fatto senza trascurare gli impegni scolastici, e dopo aver installato una semplice antenna filare a
L sul tetto, potei accordare il trasmettitore con la
807 sui 7 MHz, far brillare la lampadina da 6,3 volt saldata a una
spira di filo di rame isolato infilata tra le spire della bobina di
placca della 807 e far uscire un fischio assordante dall'altoparlante
del ricevitore casalingo Phonola che avevo sintonizzato sulle Onde Corte,
gamma 40 metri, dove stavano chiacchierando dei radioamatori.
Tolta la spira spia abbassai il volume del ricevitore e rimisi in
trasmissione il TX sui 40 metri facendo chiamata con il nominativo
I1TG come mi era stato suggerito da Danilo. Terminato di chiamare alzai rapidamente il volume del
ricevitore e dopo una breve pausa sentii una voce cupa e severa che rispondeva:
<<Tu non sei Renato, io lo conosco bene e la tua voce è troppo giovane!
Chi sei?>>. Spaventato per essere stato subito colto in fallo mi affrettai
a spegnere il tutto, ma in sostanza avevo appena appurato che il mio
trasmettitore funzionava. Era il 1961 e quello era stato il mio primo collegamento
radio.
A quel primo tentativo di collegamento ne seguirono degli altri,
durante i quali non fui più rimproverato perché, come mi era stato
saggiamente suggerito, usavo la formula "secondo operatore di
I1...". Comunque la
passione per la radio non mi abbandonò mai, condizionò tutta la mia
vita perché in seguito mi diplomai in radiotecnica e fu grazie agli studi fatti
che a fine anni '60 trovai lavoro nell'allora emergente industria
informatica e nella trasmissione dati, ma questa è tutta un'altra storia.
IK3HIA © 2004 |
| Prima stazione radio 1961: |
Rx:
Radio Phonola 599R.
TX: Trasmettitore in fonia AM autocostruito con le valvole 6J5G,
6J7G, 6V6, 807 e una 5Y3. Il condensatore di accordo dello stadio
volano RF era il condensatore variabile di un Rx casalingo rottamato
al quale avevo tolto una lamina si e una no dallo statore e dal
rotore.
Antenna: una L rovesciata stesa sul tetto, realizzata con isolatori
in ceramica e dieci metri di filo da impianti elettrici. Il filo di
discesa dell'antenna era pure lungo 10 metri e attraversava la
finestra (chiusa) della mia cameretta attraverso un condensatore
(passante) realizzato con due fogli di carta stagnola da 50 x 50 cm
incollati sulle superfici del vetro. La presa di massa era un lungo
spezzone di filo di rame ben attorcigliato sul rubinetto dell'acqua
della cucina. |
| Stazione radio ~ anni '60-70': |
Rx: Telaio di una vecchia radio
Magnadyne SV45 al quale avevo aggiunto un doppio condensatore ad
aria da 50 pF come allargatore di banda. L'occhio magico fungeva da
S-Meter.
Tx:
Geloso G-210, microfono GBC
piezoelettrico.
Antenna: Dipolo a V invertita homemade che aveva sostituito la
vecchia L e la discesa avveniva tramite cavo coassiale TV da 75 Ohm.
Con questa stazione sono riuscito a compiere parecchi collegamenti,
purtroppo potevo trasmettere saltuariamente e solo durante il
pomeriggio perché i vicini si erano lamentati per le voci strane che
uscivano dalle radio e per le righe che vedevano sullo schermo delle
loro TV.
Nel 1973 la vecchia Magnadyne venne sostituita da un
Barlow Wadley
XCR-30 che usavo con la sua antennina verticale perché se
lo collegavo al dipolo il ricevitore intermodulava. |
| Stazione radio ~ anni '80-'90: |
Apparati HF: Yaesu FT-77; Icom IC-735.
Apparati VHF:
Icom IC-202S, Icom IC32, Yaesu FT-4700RH; Kenwood TS-790E (VHF, UHF
e SHF);
Ricevitori: Barlow Wadley XCR30, Yaesu FRG7 (HF); Yaesu FRG9600 (VHF
e superiori).
Antenne: Dipolo 20-40 m homemade, Verticale Hi-Gain 14AVQ (HF);
Fracarro (VHF 5 elementi con modifica balun); Shark (UHF 25
elementi); Tonna 55 elementi (SHF) - Rotori: Kempro, Yaesu e
Hi-Gain. |
| Dopo molti cambiamenti e apparati
susseguitisi negli anni questa è la mia stazione radio attuale: |
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Apparati HF: Icom
IC-735, Icom IC-751. |
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Apparati
VHF ecc:
Icom IC-202S (VHF SSB CW); Kenwood TM-733E
(VHF FM). |
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Ricevitori:
Telefunken
E863 kW/2, Barlow Wadley XCR30,
IC-R71 (HF);
Icom IC-R8500 (HF, VHF e superiori).
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Antenne:
Dipolo ECO - 40 - 80 m. (HF); Antenna Loop
MLA-30 (HF solo Rx);
Verticale Diamond X7000; Discone CTE Full Band (VHF
e superiori).
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| Cartolina QSL: |